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LEROS - anche il nulla ha un nome

Non devo dirvi che è un’isola Greca, vicino a Coos luogo di Ippocrate, dove nasce la medicina, non devo dirvi che lì Mussolini ha costruito la più importante base aeronavale del Mediterraneo (che a me è servita per la sopravvivenza), devo dirvi che ero li a vivere nel più orrendo manicomio che l’uomo (ma quale UOMO mi viene da chiedermi ogni volta) abbia conosciuto.
Sono andata li, per aiutare quell’uomo quello che non si riteneva tale, quello che viveva li e non lo si voleva far sentire e vedere, perché solo il potere aveva il sopravvento in questo significato.
Non devo raccontare la mia storia, ma una storia di una partenza irresponsabile attratta solo dal denunciare cose che non pensavo mai di vedere.
Un arrivo su un battello di notte e un’ entrata misteriosa di una giovane italiana amica dell’unico psichiatra amico da anni, ma sicuramente mai visto.
Una recita quasi cinematografica in un ambiente che nulla aveva della finzione.
Un passaggio attraverso a stecche di sigarette, una bicicletta che mi permetteva di viaggiare tra orrori e caffè bevuti insieme a guardiani che solo lo sguardo mi pietrificava.
Ammassi di gente, odori insostenibili, gemiti che i sensi non avevano mai udito e un obbiettivo elettrificato dal poter cogliere tutto e portare a casa, cosa, la consapevolezza che un “uomo” non poteva esistere.
La forza in quei 4 giorni , un’immagine che potesse dare dignità a quelle persone.
La forza che solo attraverso questo obbiettivo ci potesse essere il raggiungimento di poterne uscire e insieme a Loro di poter dare una nuova vita alle immagini, alla vita.
Niente di più riesco a raccontare.


Antonella Pizzamiglio




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