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PITTURA - "Scelte Personali"

period: DAL 9 NOVEMBRE 2013 AL 22 DICEMBRE 2013where: MARTIGNANA DI PO




Il giro di un mondo in ottanta quadri.
“...Questi pittori, loro malgrado, hanno lasciato tracce di un planetario ottimismo. Si tratta di inventare giochi in continuazione e di uscire sempre allo scoperto.
Ogni quadro riuscito, se è riuscito, è sempre il risultato estatico dell’operazione di una mente creativa...”


È davvero consolatorio per l’odierna vacillante fiducia nell’Homo sapiens, e tutto sommato in controtendenza rispetto agli esiti più frequenti e persino più festeggiati, il fatto che alcuni, invece di passare il tempo libero a Gardaland o a cercare ristoro e restauro in qualche centro fitness (scusate la parola orribile), se ne vadano fieri e impavidi a caccia di farfalle. E le farfalle, quasi sterminate dall’inquinamento, e non è ozioso qui ripetere che si tratta dell’inquinamento dai tentacoli pericolosi e suadenti del mercato, della moda e dei mass-media, dicevo dunque per quanto decimate, alcune farfalle dalle ali vibranti e dai colori splendenti, continuano a volare.
Gianni Boni merita un omaggio non tanto per un’indiscriminata liceità degli esemplari raccolti nel corso degli anni, quanto per la fiducia sistematica delle sue iniziative e delle sue gite, per la convinta indipendenza dei giudizi e delle scelte. Le mura di pietra della sua casa fremono delle vetrate policrome della conoscenza. Ogni tela “raccolta”, che sia l’oggetto di un appassionato colpo di fulmine, oppure sia stata intravista, interrogata e alfine compresa, o sia stata addirittura il risultato di un gesto benevolo pure lontano negli anni, si incastra alla perfezione in questo caleidoscopio sentimentale che è il mondo in movimento di Gianni. Qui nulla è volgare e casuale, ogni oggetto ha una storia sua, filtrata da una scelta e da un’emozione, quindi ha motivo di esserci: traete pure voi le conclusioni critiche del caso, senza costringermi ad usare parole consunte ed ambigue.
Di lui anche fisicamente è giusto parlare; del suo continuo muoversi e del sorriso rapido, “quel tuo amico ha un sogno negli occhi” (Peter Casagrande a Giancarlo Bargoni, 2001 documento inedito). Virtuoso esempio di provincia profonda, dove le conoscenze personali si diffondono (evviva!) per capillari palpitanti e mai virtuali, dove lo scambio fra le arti e i mestieri avviene con simpatia e rispetto, ancora grondante della trementina e della polvere della bottega.
Altro scambio, altro linguaggio. Esiste un requisito indispensabile per l’ammissione a questo tipo di mondo e di amicizia: l’amore per la pittura, e parecchi ne sono esclusi. Non ci sono dilettanti diffidenti e pressappochisti chiacchieroni, i permalosi formalisti che hanno tenuto i musi troppo a lungo sono stati cancellati, quelli che hanno brontolato solo un po’ sono stati perdonati, non ci sono intellettualoidi saccenti né ambiziosi trafficanti; quelli col secondo fine sono stati disprezzati come quelli della seconda pietra; insomma è vietato l’ingresso alle carovane.
Ci sono stati anche alcuni pentimenti, qualche volta il “prescelto” non era all’altezza, e non parlo soltanto della statura estetica del lavoro, ma soprattutto di quella sentimentale del personaggio (ma non vanno insieme? vecchia domanda curiosa…).
È dunque più interessante raccontare i fragili momenti di grazia di alcuni primi incontri, le confortanti ritualità delle lunghe amicizie; più significativo ancora sottolineare di Gianni il ruolo di testimone appassionato, di compagno convinto, generoso e benevolo, il suo ininterrotto domandare, e certi pomeriggi altrimenti piovosi risolti dal suo curioso e contagioso entusiasmo.
Non dimentichiamo poi che il collezionista ha un progetto grandioso: crearsi un mondo dove la bruttezza è esclusa, dove ogni elemento si giustifica anche come contributo e parte dell’obiettivo. Ma l’Eden insomma non avrebbe in realtà più alcuna giustificazione di esistere, neanche come progetto, in un pianeta scriteriato e devastato, per di più in agonia morale e ambientale; forse davvero il nostro cammino procede esitante tra il rimpianto per un’Arcadia che non è mai esistita ed un’Utopia che non esisterà mai, ma…eppure…se…invece… ecco rispuntare, insieme con queste parole chiave del linguaggio, la nostra perenne volontà di combattere. Qualcuno ancora cerca tra i velluti e le pieghe nascoste di Rembrandt un’ambra e un’ombra non del tutto risolta; qualcun altro, senza paura di graffiarsi, scava e scova tra gli sterpi dietro casa un microcosmo lucente di primordiali colori; un altro ancora lancia le sue grida bellicose e orgogliose pronto ad affrontare la belva nemica; un altro intuisce e trattiene nei profili del buio le tracce della luce sfuggenti…
Questi pittori, loro malgrado, hanno lasciato tracce di un planetario ottimismo. Si tratta di inventare giochi in continuazione e di uscire sempre allo scoperto. Ogni quadro riuscito, se è riuscito, è sempre il risultato estatico dell’operazione di una mente creativa; ogni volta l’impavido pittore, in un accesso di lucida irrefrenabile follia, si rimette ostinato in cammino e accetta di sottostare a norme e regole di un linguaggio antico e complesso, per creare in uno spazio limitato, de-finito, uno spiraglio espressivo di sé e del suo nucleo estetico.
Molti sono passati dalle parti di questi quadri ma non hanno avuto il tempo, non si sono fermati ad ascoltarne l’eco; non hanno avuto (ancora) meritati applausi tanti quadri sapienti o dolcissimi, disperati o composti, certi spazi frutti di nostalgie struggenti. Ma le opere di pittori non-celebri sono oggi i regali più belli di Gianni; essi non esibiscono motivazioni e non pretendono risposte, ma ti assicurano che non sei mai il solo a sentire e ti indicano un luogo dove, a giudicare dalle voci, ci sono esseri simili a te.


Brenda Bacigalupo aprile 2005

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